Storie di corsa: la mezza del castello

Ore 7, suona la sveglia.

Non è la solita sonnolenza a tenermi compagnia mentre mi preparo, bensì la consapevolezza che oggi si corre una competitiva.
L’adrenalina mi dà una scossa e anche un po’ di ansia...quella giusta, quella che ci vuole per arrivare all’appuntamento bella carica.
Vittuone ci attende con la folla di podisti assiepati al banco del ritiro pettorali: alcuni discutono già di tempi e personal best, altri preferiscono bersi un buon caffè al bar (io sono tra questi...).
Ci si cambia decidendo al volo quale abbigliamento indossare visto che la temperatura non è bassa ma l’umidità crea una sensazione di freddo.
Metto in conto la solita fila davanti ai bagni, il deposito della borsa e finalmente esco in direzione della partenza approfittando per corricchiare e scaldare un po’ i muscoli.

Pronti? Via! Partiti!
In effetti, dopo aver partecipato alla Mezza di Verona (corsa con più spirito turistico che podistico), penso che oggi sia meglio metterci un po’ più di impegno.
Quindi: maggior grinta ma senza perdere di vista l’obiettivo “divertimento” che è quello che la corsa, a mio parere, deve trasmettere in primis.
Nonostante ciò corro i primi chilometri un po’ svagata, senza riuscire a concentrarmi, oltretutto il Garmin perde per un attimo il satellite e io perdo i riferimenti.
Poco male, faccio riferimento alla segnaletica lungo il percorso.
Ad un certo punto ho una piacevole apparizione: alcuni amici del Vtv assistono alla competizione e fanno il tifo: che bello, grazie ragazzi!
I chilometri scorrono, le gambe rispondono bene, il fiato regge.
Nei momenti di crisi si materializza un “buon samaritano” sconosciuto che si mette davanti per tirarmi.
Ho apprezzato molto quel suo modo così silenzioso e discreto di chi vuole darti una mano senza chiasso e nell’assoluto rispetto delle tue capacità.
Ormai siamo all’ultimo chilometro e qui inizia la sfida: anche quest’anno faccio i conti con la salita del ponticello che sembra aspettarmi con l’aria un po’ sorniona ma gli faccio l’occhiolino perché ormai vedo il gonfiabile del traguardo.

Ci siamo: è finita! Dopo essermi gustata il percorso, ora posso trastullarmi grazie alle endorfine che mi regalano quel senso di leggerezza e di euforia che conosco bene.
Anche questa esperienza si è rivelata divertente, positiva e di forte aggregazione.
Lo spirito sportivo e quello dell’amicizia si sono stretti la mano disegnando sui nostri volti un sorriso beato.

A presto.

(Raffaela F..)