Chiesa di San Michele di Oleggio

    
Tipologia luogo
Indirizzo
Viale della Rimembranza, all'interno del cimitero di Oleggio (NO)
Comune

La chiesa di San Michele sorge imponente al centro del cimitero di Oleggio, circondata da lapidi di varie epoche. Le prime testimonianze della sua esistenza, le troviamo in alcuni documenti del 973. Rimase la parrocchiale di Oleggio sino XVI secolo, quando venne edificata la nuova chiesa di San Pietro.

L'edificio è una delle principali testimonianze dell'arte romanica nella provincia di Novara per la sua architettura e per gli affreschi che la decorano internamente. In una nota datata 1133 viene ricordato come, a quella data, la chiesa fosse già una Pieve; nel 1347 viene menzionata nel Consignationes dal vescovo di Novara Guglielmo da Cremona come chiesa parrocchiale del borgo di Oleggio.

Scavi archeologici effettuati nel 2001, evidenziano che l'attuale basilica protoromanica venne edificata, verso la metà nel' XI secolo, sui resti di un antica chiesa di matrice longobarda dedicata a San Michele. L' antica chiesa andò progressivamente in rovina e solo alcuni interventi manutentivi, finalizzati a conservarne la funzione di chiesa cimiteriale, ne hanno scongiurato la scomparsa.

La chiesa, di tipo basilicale, ha conservato nel tempo lo stile romanico arcaico.  Le murature, costituite da un alternarsi di ciottoli di fiume e da parti in laterizio, conferiscono all'edificio un singolare effetto cromatico.

La facciata a salienti lascia intuire la divisione interna in tre navate; la sua ripartizione in specchiature è sottolineata da lesene che si raccordano fra loro con archetti pensili. Sono evidenti alcune asimmetrie, sia nelle dimensioni delle due navate laterali,  sia nella collocazione della porta d'ingresso che si trova in una posizione eccentrica rispetto all'asse longitudinale della facciata, cosa che si dovrebbe spiegare con l'adattamento della costruzione alle strutture murarie del preesistente edificio di culto. La fisionomia della facciata è leggermente alterata dall'apertura di una finestra in corrispondenza della navata sud, finestra che si apriva verso l'ossario costruito nel 1710 e demolito all'inizio del Novecento.

Le pareti laterali sono anch'esse decorate da lesene ed archetti pensili in laterizio; in cui si aprono monofore fortemente strombate verso l'esterno. La stessa decorazione caratterizza la superficie dell'abside centrale e delle due absidi minori, che delimitano le navate laterali.

L'interno è diviso in tre navate - con quella centrale più ampia ed alta delle altre - separate da pilastri, senza base e senza capitello, collegati tra loro da archi a tutto sesto. La copertura delle tre navate è a capriate.

Il presbiterio, si trova in una posizione rialzata rispetto al pavimento della chiesa e vi accede attraverso una scalinata.  Posizionata esattamente al di sotto del presbiterio troviamo la cripta raggiungibile dalle navate laterali. Delle colonne (alcune a sezione quadrata, altre a sezione ottagonale), prive di base e capitello, delimitano le tre navatelle in cui la cripta è ripartita.  Le colonne sostengono una bassa volta a crociera segnata da nervature che fanno intuire una competente capacità costruttiva.

All'interno della chiesa sono conservati i resti di importanti cicli di affreschi romanici, databili alla seconda metà dell' XI secolo, che rappresentano uno dei pochi esempi di arte romanica ancora visibili nel Nord Italia, come la rappresentazione del Giudizio Universale in controfacciata o le  tre figure di Patriarchi che reggono tra le mani le anime dei beati, poste sulla sinistra a fianco della porta d'ingresso.

 Altri affreschi romanici li possiamo ammirare sulle pareti laterali, tra cui una bella immagine della Madonna Addolorata. Assieme alle immagini sacre si trovano decorazioni con motivi geometrici e immagini di pavoni, cervi ed altri animali. Un grande pavone, simbolo dell'immortalità, compare anche sul ritto del primo arco nella parete di destra al di sotto della scena del rinvenimento del corpo del santo.

Nell'abside centrale troviamo la figura del Cristo Pantocratore, e sulla sinistra, posta accanto alla mandorla che lo racchiude, l'immagine di San Michele Arcangelo che guida una schiera di angeli; sulla destra si intravede ancora la figura della Madonna riccamente addobbata secondo i canoni dell'Arte Bizantina.

Più in basso, sotto una decorazione a nastri e motivi floreali , troviamo resti di affreschi di fine quattrocento che vi erano stati sovrapposti come la raffigurazione per immagini del Liber de apparitione sancti Michaelis in Monte Gargano (VIII secolo): vi si riconoscono l'episodio del pastore che dopo aver scagliato una freccia contro un toro fuggito dal suo gregge viene colpito dalla stessa freccia che torna misteriosamente indietro; l'episodio successivo, tratto dallo stesso libro, mostra San Michele alla testa di un gruppo di Sipontini armati in guerra contro i Napoletani oppure vi sarebbe raffigurato un episodio del 1119 in cui la contessa di Biandrate, alla testa delle truppe novaresi e vercellesi, con il figlio Guido in braccio, combatte le truppe comasche.

Nel catino dell’abside destra troviamo un altro Cristo Pantocratore in una mandorla sorretta da figure di angeli, e nel registro inferiore figure di Diaconi.

Nulla si sa su chi abbia commissionato questo ciclo di affreschi così ricchi ed importanti; gli artisti impegnati nell’impresa decorativa mostrano di sapersi muovere con sicurezza sulla scia della tradizione della pittura bizantina.

Oltre agli affreschi romanici troviamo nella basilica altre opere pittoriche come una Resurrezione del Cristo databile tra la fine XV e l'inizio del XVI secolo è opera di Francesco figlio del capostipite della bottega novarese dei  Cagnola  e un San Michele Arcangelo dipinto dal pittore di origine polacca, ma oleggese di adozione, Johannes Maria de Rumo attivo verso la metà del XVI secolo.

La chiesa di San Michele a Oleggio